fuori è un giorno fragile
La tipologia degli elementi impiegati, unita a tecniche che oggi sembrano dismesse, dà vita a opere che vivono in un proprio contesto e che recuperano un rapporto con pratiche ormai quasi dimenticate, in cui la pazienza, una sorta di accanimento, produce risultati di grande sensibilità e leggerezza. Con esiti diversi, gli artisti in mostra si riappropriano di una dimensione che rifugge dai linguaggi legati ai nuovi media, sviluppando il lavoro su una processualità che si protrae, richiedendo attenzione, cura e dedizione.
Belén Cerezo Montoya (Vitoria, Spagna, 1977) esplora una realtà privata, ma attraverso media differenti. Il gesto con cui dà vita al vestito, realizzato con la spugna, insieme alla presenza del suo corpo, compone un'azione minima. Junko Imada (Kumamoto, Giappone, 1971) inserisce su morbidi teli di poliestere piccole sculture in ceramica che ricordano i bachi della seta. Nascono così, nella scansione ritmica e paziente del suo lavoro, i delicati e leggeri teli di foam che coniugano organico e artificiale, leggerezza e gravità della materia. Lo stesso senso di transitorietà permea il lavoro di Irena Lagator (Cetinje, Montenegro, 1976), che svolge una ricerca archeologica sul presente, impiegando gli scontrini, i cui dati impressi sono destinati a cancellarsi nel giro di pochi mesi, e la colla, con cui traccia figure stilizzate di grande leggerezza. Sulla rappresentazione dello spazio si muove invece Dacia Manto (Milano, 1973) che, attraverso supporti mimetici e spiazzanti, come spugne, gomme-plastiche, perle, realizza insolite mappature di luoghi che giocano con le leggi fisiche e la loro rappresentabilità, mentre Irene Rossi (Biella, Italia, 1975) recupera un processo tradizionalmente legato alla condizione femminile per dar vita a piccoli microcosmi fatti di perline, paillettes e stoffe. L'interesse per la potenzialità espressiva dei materiali caratterizza l'opera di Carlo Steiner (Terni, 1957). Parallelamente all'uso della carta, l'artista crea delicate farfalle di ostia che, minuziosamente tagliate, si installano nello spazio con la delicatezza di un volo. L'idea del mazzo di carte di Ester Viapiano (Torino, 1973) agisce come possibilità, accostamento, sovrapposizione di pensieri che non hanno un ordine preciso, ma possono continuamente essere rimescolati da chiunque voglia giocare, svelando ciò che avviene prima del lavoro e della sua formalizzazione.
Il catalogo della mostra è prodotto da TeKnemedia.net, progetto di comunicazione in rete dedicato all'arte e al sistema della creatività contemporanea.
In collaborazione con Junta de Castilla y León, Spagna.
Catalogo in distribuzione presso la sede espositiva.
Por cierto, Belen ya expuso en las tierras de Garibaldi. Os dejo una entrevista que la realizaron donde aparecen 2 de sus fotografías:
Entrevista
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